“Al Sigrid Undset Club”: dal pub al seminario
Di Roby Noris
Eccoci arrivati alla prima tappa pubblica del progetto di Caritas Ticino “Sigrid Undset per una reale parità professionale” di questo millennio. Nel 1999 infatti il progetto si era sviluppato con una serie di emissioni televisive e una mostra itinerante, ma il secondo round del progetto, come ben sanno ormai coloro che ci seguono fedelmente, era l’ambizioso traguardo di un film video di finzione sul tema delle pari opportunità.
Il
lungometraggio oltre alla sua versione da mettere in onda sui canali televisivi
e da presentare ai festival, avrebbe avuto anche una seconda veste per un
uso didattico, quella di quattro cortometraggi a tema. Ora i quattro video
sono pronti e saranno presentati ufficialmente il 12 aprile in un seminario
di studio sul tema delle pari opportunità che Caritas Ticino ha organizzato
a Lugano chiedendo il supporto dell’agenzia specializzata APS di Milano. La
giornata di studio aperta a tutti è proposta in particolare a coloro che si
occupano di formazione e di animazione di gruppi di vario tipo (aziende, scuole ecc.)
e vorrebbero utilizzare i quattro video come strumento didattico per promuovere
le pari opportunità a livello professionale.
Tutto è partito dalla costatazione che dal 1996 la legge che potrebbe garantire
pari diritti alle donne sul posto di lavoro esiste, ma a farne uso sono ben
pochi e pochissimi sanno come potrebbe essere utilizzata per migliorare veramente
il panorama del mondo del lavoro in Svizzera. Il seminario quindi vuole essere
la prima tappa di un lungo percorso ancora tutto da costruire, ma forse anche
un tassello da aggiungere al mosaico che già c’è. Sarebbe infatti ingiusto misconoscere molti segnali positivi come
il crescente interesse per tutte le occasioni di approfondimento che da più
parti si sviluppano. Daltra parte è sconcertante
verificare continuamente che la parità fra uomo e donna sul posto di lavoro
è disattesa spesso nell’indifferenza dei principali attori
che neppure si rendono conto di essere artefici di discriminazioni assolutamente
inaccettabili in società che si vogliono avanzate. Per le vittime poi si tratta
spesso di riconoscere e prendere veramente coscienza della discriminazione
prima di poter anche solo immaginare che valga la pena di reagire, soprattutto
quando la discriminazione sul piano professionale ha i suoi antecedenti in
una posizione discriminata della donna su molti altri piani. Il lavoro immane
da realizzare quindi è quello di un lento cambiamento di mentalità a più livelli.
Il seminario di Caritas Ticino vuole offrire qualche strumento in più a chi
è cosciente dell’urgenza di contribuire a questo processo di
cambiamento e vuole dare del tempo per diventare un moltiplicatore di questa
consapevolezza.
Le quattro storie raccontate nel film in versione integrale, si articolano
in una azione combinata dove i personaggi si incontrano
al Sigrid Undset Club
e i loro percorsi si intrecciano, mentre nella
versione montata in quattro cortometraggi indipendenti, che saranno utilizzati
nel seminario, diventano invece quattro tematiche ben distinte per facilitarne
l’uso didattico: rifiuto di assunzione, molestie verbali a sfondo sessuale,
attribuzione dei compiti e mobbing. Eveline, Elena, Eloisa
e Emma, le quattro protagoniste con la E maiuscola, che si
incontrano nel pub dedicato alla scrittrice norvegese Sigrid
Undset, alla fine del loro cammino usciranno dai
propri guai perché questo è l’obiettivo ottimistico del progetto di Caritas
Ticino ma l’happy end non impedirà a chi è vittima di discriminazioni di riconoscersi
e di identificarsi nei quattro percorsi travagliati. Un processo di identificazione che sarà possibile anche per chi è solo
all’inizio di una presa di coscienza dei propri diritti, perché le disavventure
raccontate non sono eccezionali ma rappresentano lo spaccato della vita quotidiana
di moltissime donne. E la forza pedagogica di questo strumento didattico si
basa proprio su questa scelta di far rivivere un’atmosfera e un clima che
non ha nulla di eccezionale, per poter condurre passo
a passo chi è vittima di discriminazioni verso l’ipotesi di un lavoro costruttivo
che modifichi ciò che appare solitamente come ineluttabile e quindi non modificabile.
È la legge dei piccoli passi che deve farsi strada convincendo parallelamente
sia le vittime di discriminazione, sia tutti coloro che coscientemente o meno contribuiscono al mantenimento
di uno status quo che deve assolutamente essere smantellato.
Nella storia di Elena (foto a fianco) ad esempio che, segretaria in un garage
di moto, è vittima di molestie verbali a sfondo sessuale, l’atmosfera costruita
artificialmente è quella di una discriminazione senza veri “cattivi” artefici
di discriminazione. Lo schema è quasi banale nella sua voluta semplicità:
i meccanici “persecutori” sono macchiette che fanno dire al fidanzato di Elena (e certamente anche allo spettatore): “sono simpatici”,
sottintendendo che sia Elena ad esagerare; il capo, sempre fra le quinte,
non partecipa mai direttamente alle molestie e si limita a sorridere (come
lo spettatore) di fronte alle provocazioni dei meccanici. Ma allora c’è veramente la discriminazione? La risposta fra
le righe del film, e nell’approfondimento del seminario, è chiara: la discriminazione
è ben presente e precisa ma mascherata dall’apparente mancanza di volontà
di molestare veramente.
La
critica si ribalta in qualche modo contro di noi spettatori che rischiamo
inconsapevolmente di diventare complici quando stiamo al gioco del film come
al gioco reale che si ripete ogni giorno in moltissimi posti di lavoro perpetrando
le condizioni macroscopertine/copiche all’origine della discriminazione. Non ci vogliono
maniaci e perversi sessuali per creare discriminazioni nei confronti delle
colleghe o delle dipendenti, ma persone normalissime che messe alle strette
non riescono a dir altro che “ma non esageriamo” come il capo meccanico nel
film.
Quattro storie per andare al di là della
semplice denuncia di un fenomeno sociale, cercando perciò di proporre alcuni
elementi di riflessione e di approfondimento per costruire il percorso necessario per
contrapporre ai luoghi comuni, all’indifferenza e all’immobilismo, elementi
di rottura che spacchino la logica del pensiero dominante. Dal film e dal
seminario non si uscirà con la convinzione che sia facile cambiare il mondo
ma con la consapevolezza che in Svizzera e in Ticino alcuni meccanismi perversi
possono saltare già oggi semplicemente utilizzando bene ciò
che la legge per le pari opportunità prevede. Sempre la
nostra Elena vincerà la sua battaglia costringendo il suo datore di
lavoro a far cambiare atteggiamento ai meccanici, facendo leva più sulla paura
di aver “grane” da questa bella segretaria che non ha nessuna intenzione di
cedere, più che da una vera convinzione sull’ingiustizia delle molestie verbali
a sfondo sessuale; ma questo è proprio il percorso graduale che in molte situazioni
bisognerà seguire per ottenere alcuni risultati immediati e concreti ma nello
stesso tempo creando le condizioni per ulteriori passi di presa di coscienza
in futuro. Così cambiano le strutture sociali, senza rivoluzioni e colpi di
scena, costruendo sasso dopo sasso una società diversa
più giusta e solidale. Così si lavora e si sogna al Sigrid
Undset Club.